venerdì 8 maggio 2015

Ehi oh! Ehi oh!

Far parte del coro è bello, divertente, assai frustrante.
Siam dodici, due che già fan parte di un coro come si deve e dieci incapaci et illusi.
Abbiam scelto un testo per i più sconosciuto sicchè non si sia, noi imbranati, fuorviati da armonie che già si conosce a livello popolare. 
(inciso: non che ci sia nulla di male a cantar quel mazzolin di fiori a squarciagola, anzi io preferirei, ma mi si insegna che in un coro non si canta a squarciagola, o meglio, non sempre).
Sta di fatto che per fine ottobre, al pranzo sociale (saremo un degno sostituto dell'antiacido), dobbiam saper cantare in maniera decorosa un testo trentin-alpino struggente (per i miei gusti sul limite della depressione cronica).
Essendo tutti impegnati in varie faccende, ci si incontra il mercoledì, ogni due settimane per un paio d'ore nella sede del CAI cittadino, che si trova proprio a ridosso della via principale del paesiello.
Ambiente spartano, con le nostre brave seggiole a semicerchio, suvvia anfiteatricamente disposte, tutti ordinati per tonalità: soprani, contralti (io! io! io!), tenori, bassi.
La scaletta attuale prevede un riscaldamento delle ugole, riuscendo a respirare fra una nota e l'altra, e non sempre è semplice come sembra, un riascolto delle strofe per i vari sottogruppi e poi, finalmente, l'unione di tutte le voci in un sol afflato (mi sia concessa la licenza poetica, dove di poesia non ve n'è neanche per sogno).
Mercoledì il nostro tranquillo procedere nel suicidio canoro è stato interrotto da un portentoso bussar all'uscio.
Il silenzio ci ha colto contemporaneamente tutti, uno sguardo terrorizzato, la certezza che qualche vicino venisse a lamentarsi per gli sguaiati versi.
E invece, tuppensa, erano due giovinotti trevigiani (trevisani? trevisotti? vabbè quel che l'è, da treviso arrivavano) che sentito cantar (ah già da quelle parti si beve bene) si son permessi di curiosare per poter unirsi a qualche bel canto tradizionale (e bevono molto anche).
Con un brusio imbarazzato abbiam replicato che volentieri avremmo cantato con loro, ma che beh, noi di canti, non è che eravamo poi così esperti. 
I due mica si son persi d'animo, coinvolgendoci in cantate ben robuste e allegrotte tipiche dei montanari.
La serata è finita fra birra, pane, salame e gorgonzola.
E la bella sensazione che ci son persone che han voglia di allegria, ma non artefatta o fighetta o astrusa o coreografica, no, semplice voglia di quattro chiacchiere e risate in compagnia.

2 commenti:

  1. La conclusione della serata mi piace molto! (X il resto son stonatissima....)

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  2. (anche io sono stonata, ma tanto si è in una compagnia di stonati!) La fine è stata bellissima, peccato che abbia dovuto contenermi!

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