venerdì 27 maggio 2011

Rivelazioni di un venerdì mattina.

Naturalmente c'era il sole quando son uscita di casa.
I miei bei sandaletti mi han gentilmente accompagnato in Valle (per l'occasione, solitaria).
I secondi, i minuti, le mezzore passavano e di Marmotton da Bozen nessun'apparizione. 
In compenso son stati da me rinvenuti tutti i documenti che dobbiamo (notare l'uso del plurale nonostante fossi solinga e bidonata) catalogare, spulciare, vistare, fascicolare e benedire per la revisione biennale ufficiale (che vien annunciata mediante missiva nel momento meno opportuno - luglio o dicembre).
Ed eccolo. Il campanello. Il Marmotton arrivò. Da buon simil.tedescotto ha salutato e si è rintanato nella sua cellotta e chillàvvistopiù.
Io. Io l'ho rivisto, andando a spostar faldoni pesanti più di ragnatele che di dossiers.
E così mi capacitai che egli parla. E tanto. Troppo. 
E così mi capacitai che Bretelle Sbrindelle è famoso. Nell'ambiente loro. Degli avucàt in erba. Il nostro predicatore borioso et noioso scrive ed educa novelli professionisti adorantilo.
E non ho riso, mentre mi veniva raccontato ciò con occhi sperluccicanti di orgoglio malcelato per essere stato scelto come possibile collaboratore futuro.
Il Mito è arrivato a mezzodì in pieno diluvio (il primo, chè ora ce n'è in corso un terzo, il secondo è stato il peggiore, per ora).
Dopo mezzora ho serrato la baracca, salutato, preso l'umbrèla, dimenticato preventivamente lasciato lì, e no, non aveva ancora smesso di piovere a carrettate. 
E sì, le majorchine si sono infradiciate, quasi quanto i miei piedi.

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