sabato 12 febbraio 2011

Ho la certezza che i freni non son stati manomessi. Per ora.

Ci son strade che si fanno ad occhi chiusi.
Si fa per dire.
Son quelle che si fan quotidianamente.
Son quelle che si fan da tutta una vita.
Son quelle che sai dov'è la rotonda, quanto dura il semaforo, quando il pedone infame ti si fionda in mezzo alla curva cieca, no, le buche distruggi-copertoni no, quelle non lo saprai mai, esse proliferano come più loro aggrada.
Oggi tornavo dalla ridente cittadina di LiZùn (chè i lissonesi c'hanno la eZZe, oltre che i mobilifici, e pure tante macellerie, oggi notavo).
Per giungere al mio ameno paesiello (che di zeta ne ha due, vere, dico per dire) si passa di fronte alla Villa Reale, nonchè si costeggia il Parco di Monza. E la strada è un rettilineo a tre corsie che, tranne in zona semaforo, scorre via liscio liscio e le tavolette dell'acceleratore si schiacciano che è un piacere.
Orbene, essendo il semaforo verde, io e quelli che mi precedevano e quelli che mi seguivano, abbiamo superato il curvone che manco Sciùmacher negli anni d'oro.
Un immane cacofonico concertato stridore di freni ha invaso l'aere.
Celerini trottanti, ambulanze e gazzelle coi lampeggianti accesi, pensiunaà de Munscia con le mani dietro la schiena, tutti a guardare oltre la fila delle nostre auto immobilizzate.
I giuovini briantei. Essi ci sono. Essi vivono. Essi manifestano.
Contro lui. 
Il vicino. 
Quello del paese accanto.
Sì, sì, proprio lui. Quel vicino là. Di quel paese lì.

2 commenti:

  1. Sono quelli del Partito dell'invidia e dell'odio, non ci sono dubbi...
    :)

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  2. Essi sono ovunque, come le donne incomprensibilmente urtate!

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