martedì 26 ottobre 2010

Na, na, na, na, na, na...mi è sembrato di sentire un rumore, rumore. Poesie d'altri tempi.

Ci son lavori che onestamente aborro fare. E che slealmente rifilo senza troppi scrupoli al malcapitato di turno. E son quei lavoretti che una volta rifilati son rifliati a vita. Come il tuo suora! o Prinz! di quando si era fanciullini, smanacciando il più ciondolone del gruppo (che noi ci si divertiva con poco. E poi di Prinz mica ne vedo più in giro, verdi poi!)
In questo caso Medicina33. In questo caso la perfidia mi si ritorce puntualmente contro, essendo ella nella mia medesima cella, per la precisione, dirimpetto a me.
Cosa v'è di più fastidioso di dover cancellare segni di matita da chili e chili di fogli?
Dover poi buttar via gli scarti di gomma dalla scrivania, raspando per secondi minuti ore in ogni millimetro cubo, indossando un anellazzo che Gollum impallidirebbe (più di quanto già esso sia pallido) al sol pensiero. Non contenta, indossa pure quei fantastici bracciali con
ottantadue virgola sei pendagli appesi.
Ora di pomeriggio, però, un altro rumore ha urtato i miei sensi, nonchè confuso la mia già confusa mente.
Il bimbo del cortile di fronte alla Valle ha sgommato con la macchinina elettrica.
Cosa che fa solo d'estate, cosa che urta il fratello maggiore che inizia a bersagliarlo di pallonate, cosa che urta il nonno che si mette ad ululare, cosa che urta il padre che sacramenta dal balcone ai figlioli, cosa che urta le cornacchie sul tetto che flappeggiando se ne involano altrove.
Beate loro.

2 commenti:

  1. Flappeggerei anche io di tanto in tanto... (Ma guarda te che bel termine che mi sei andata a pescare!!!) :-)

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  2. Non l'ho pescaaato! L'ho acchiappato col retino per le farfalle! ;)

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