venerdì 28 gennaio 2011

E domani iniziano i giorni della merla, casualmente.

Ceralacca.
Una bella parola. Sarà che quando ero bimba e vedevo la Heather con la tutina a strisce oblique tempestata di strass che zompettava gambe di qua e di là con sorrisoni a 8.064 denti mi figuravo a ceralaccare per tutta la vita felice e contenta.
Ora, che non son più bimba, che la Heather non indossa più tutine ma le fa indossare ai gemellini che sforna a cinquantepassa anni, ceralaccare sicuramente è fra le cose che meno mi piace.
C'è da dire che per quanto ignara della faccenda, avevo imbroccato in che campo sarei finita a razzolare da grande.
Comunque sia, la ceralacca rientra nella vasta gamma di odori che non sopporto, oltre ad essere particolarmente ostica a fare il suo dovere ceralaccante.
Cosa che ho scoperto oggi, quando ho dovuto adempiere ad una mansione che mia non è, ma in codesti giuorni di guazzabuglio valligiano ci si ritrova a fare la qualsiasi.
Eh, ritrovarsi a fare, nel mio caso è stata frase grossa, sin dall'inizio.
Quando, impettita per la busta da ceralaccare, ho preso la scatola di tolla contenente bacchetta rossa e candela bianca e... e... e... dove diamine è l'accendino?
Tenuto conto che io non fumo, che Codaliscia non fuma, che Bradipo non fuma, che BretelleCascanti non fuma, che il boss non fuma, che non c'era nessun altro in valle, che neanche i vicini commercialisti e non non fumano, sì son dovuta andare a comprare un accendino.
Poi, con ColeiLaQualeUnTempoEtcEtc. come reggi-moccolo, ho provveduto ad impataccare la busta di tre bei bolli rossi, su cui poi porre il sigillo del boss.
Poi, liberatami dell'incombenza, ho ripreso il mio normale tran tran.
A finestre spalancate.

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