domenica 24 ottobre 2010

Lo scontrino mi contraddice la tradizione. Ad onor di verità.

Il mio ridente paesiello, in quanto tale, festeggia la festa patronale il 4 novembre, giusto quando nell'aria si diffonde profumo di crisantemi marciti.
Tradizione della zona briantea (anche se non ho la più pallida idea di codesta tradizione fin a quali confini si estenda) vuol che si prepari la torta di latte.
Detta anche torta di pane, torta paesana, torta quella-tutta-cioccolato (codesta è la definizione dei profani).
Leggenda vuole che fosse il dolce della povera gente dei tempi che furono.
Costoro prendevano il pentolone, ci mettevano il latte, una manciata di cacao e tutto ciò che avanzava in casa e che non fosse salato.
In famiglia l'addetta è mammina bella, che però ha l'influenza, indi la Charlie si è rimboccata le maniche, e per non rompere le anime in giro, ha cercato nel web una ricetta non troppo complessa.
Ne ha trovate a centinaia, neanche una uguale.
E chi mette il pane lavorato e chi la michetta e chi quello all'olio.
E chi mette i biscotti secchi e chi i paves..vabbè ci siam capiti.
E chi non mette il cacao ma chilate di cioccolato fondente.
E chi non mette le uvette ma i canditi, chi i canditi no e le uvette sì.
E chi ci schiaffa pure le uova e il burro e lo zucchero.
Chi mette tutto in ammollo la sera prima, chi solo il pane, chi frulla tutto, chi niente.
Io, confusa più del solito, persistente nell'intento, sprezzante del pericolo batterico, ho chiesto a mammina.

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